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SBUCCI

 un progetto d’indagine sui bambini delle elementari, per scrivere uno spettacolo che parli a tutti e porti la parola dei più piccoli

  “Si atterra sempre sui ginocchi”

 

Correre, cadere, piangere, rialzarsi e continuare a giocare. Crescere. 

Gli sbucci sono le prime prove dei nostri limiti, il primo indizio del pericolo che sta dietro ogni azione, il segno del rischio, l’invito più o meno efficace alla prudenza. 

Ognuno di noi reagisce alle ferite come può. Alcune rimangono impresse come cicatrici a ricordarci il percorso, altre vengono rimosse per paura di rimanere immobili, comunque, per un momento, hanno lasciato un segno e quel segno ha determinato in parte la nostra forma. 

 

Ascoltare i bambini di oggi ci aiuta a ricordare da cosa siamo partiti per diventare quello che siamo. Ascoltare i bambini ci permette di guardarci da fuori e con disincanto, per capire come ci stiamo comportando. In questo momento in cui ogni generazione sente di aver sbagliato qualcosa, in  questo momento in cui si fa fatica a immaginarsi un futuro, ci sembra fondamentale stare accanto a quelli a cui lo abbiamo negato. 

 

Dopo anni di indagini antropologiche condotte in tutta Italia alla ricerca dell’uomo qualunque, sondando territori per ricostruire ritratti impressionistici, comici e impietosi, di comunità fatte di molteplici solitudini, Gli Omini sentono la necessità di allontanarsi, per un attimo, dal già sentito, di risalire alle radici di questo uomo comune, per trovare l’origine del pensiero e della parola, per conoscere la propria materia in purezza. È come se dopo anni da falegnami, Gli Omini avessero sentito il bisogno di passare un po’ di tempo nel bosco. 

 

Com'era quest’uomo prima di subire le continue tempeste della vita? Com'era prima di capire, accettare e adattarsi alle regole della società? Com'era prima di affrontare gli infiniti processi di lavorazione che lo hanno reso così insicuro, giudicante e incline alle cattive scelte?


Scheda artistica

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